Commedia sentimentale agrodolce sulla fragilità dell’amore di coppia e sulla solidità di quello familiare. Gli ex-mariti del titolo sono padre e figlio. Il primo, Simon (l’ottantacinquenne Richard Benjamin, in un cameo graffiante), lascia sua moglie quando è ormai nonno, nonostante il matrimonio sia durato decenni. Ma sei anni dopo la demenza senile lo paralizza e lo condanna a una casa di riposo. Il secondo, Peter (Griffin Dunne), che sei anni prima aveva provato a far ragionare suo padre, si trova a fare i conti con la fine del suo matrimonio con la moglie Maria (Rosanna Arquette).

L’addio al celibato del figlio maggiore Nick (James Norton) è l’occasione per una vacanza a cui, però, Peter non è stato invitato. Qualche giorno a Tulum per soli uomini: gli amici dello sposo e il fratello minore Mickey (Miles Heizer).

Fra i ristoranti messicani e le spiagge invase dalle alghe, si affrontano i mali del cuore: forse, più che il padre, sono i figli ad avere bisogno di aiuto.

Da sinistra, Noah Pritzker, Miles Heizer, Griffin Dunne e James Norton

Dramedy in cui la delicata profondità del bene è inaspettatamente declinata al maschile: in ExHusbands, le donne restano sullo sfondo, relegate a ruoli marginali. Ma non per misoginia. Non c’è machismo nel film scritto e diretto da Noah Pritzker, ma una overview su debolezze che non conoscono genere o età. La sensibilità non è una prerogativa femminile. A tormentarsi sono gli uomini. Ma non perché le donne siano mantidi: nessun conflitto di genere.

È Nick a piangere, dopo aver ascoltato un messaggio importante: sono lacrime composte, ma non meno sofferte. Del resto, tanto Peter quanto Nick e Mickey si confrontano con la mentalità bourgeois occidentale che, più o meno consapevolmente, va stretta a tutti e tre. Chi ha detto che per il maschio la felicità deve passare attraverso il matrimonio tradizionale e la paternità? È amaramente ironico, infatti, che la tresca di Mickey con uno degli amici di Nick (Pedro Fontaine) debba interrompersi proprio perché il fedifrago, a casa, ha una moglie e una famiglia. Ma anche Peter potrebbe aver trovato un nuovo amore a Tulum: peccato che lei tenga alla sua libertà in modo onesto, ma troppo poco convenzionale per un uomo di mezza età.

L’umorismo è ora sapido ora crepuscolare. Dopo la vacanza, la famiglia deve tornare a New York e chiudere i conti con le vecchie e le nuove ferite. E con il (vero) dolore della perdita, che cade addosso con le sembianze di un lutto inatteso.

Ecco perché, in qualche modo, Pritzker sembra ricordarci che i veri affetti sono quelli delle radici familiari. Gli amori vanno e vengono, ma quello paterno e filiale sa resistere alle tempeste della vita. Il messaggio, in qualche modo, è consolante.

Presentato in prima mondiale al festival di San Sebastián, Ex-Husbands arriva in concorso nella selezione ufficiale (anche) alla ricerca di un distributore: produzione indipendente, può permettersi di sbarcare al SSIFF in grande spolvero con, fra gli altri, il regista e le sue tre star nonostante lo sciopero del SAG-AFTRA. Griffin Dunne consegna una delle sue prove più mature e coraggiose, modellando con generosità un ex-marito che non dimentica di essere figlio e padre. James Norton convince con un ritratto sobrio, taciturno, che ci ricorda come – nella vita reale – non sempre malessere e rabbia siano sinonimo di urla. E Miles Heizer, con un’interpretazione di complessità tutt’altro che acerba, svela il potenziale divistico per essere il Timothée Chalamet biondo del cinema indie.



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